Giusi Santoro
Prende il via, all’interno dello Storico Ex Studio di Piero Manzoni in Via Fiori Chiari 16 a Milano, spazio significativo che segnò la ricerca e i nuovi svolgimenti dell’arte nel secondo dopoguerra, il nuovo progetto dal titolo “BELVEDERE” (Prima edizione 2018-2019), un percorso artistico internazionale ideato e diretto dall’illustre storico dell’arte di piano internazionale Prof. Carlo Franza. Questa mostra dal titolo “Liturgie del colore” è la quinta del nuovo percorso, ed è già una novità in quanto si veicolano a Milano nomi dell’arte contemporanea di significativo rilievo, che evidenziano e mettono in luce gli svolgimenti più intriganti del fare arte nel terzo millennio. L’esposizione curata dall’illustre Storico dell’Arte Contemporanea di fama internazionale, Prof. Carlo Franza, che firma anche il testo in catalogo dal titolo “Liturgie del colore”, riunisce una serie nutrita di opere e teleri dell’artista Giusi Santoro, apparsa agli occhi della critica italiana come una delle più interessanti e propositive dell’arte contemporanea, attiva nel clima informale, ed ancor oggi chiara e significante interprete.
Scrive Carlo Franza nel testo: “Le buone stagioni della pittura sono state spesso investigate e sorvegliate da artisti innovativi e dunque riproposte occasionalmente come nuove, pur con varianti capaci di stratificare rivoli sensazionali. E’ il caso del lavoro informale di Giusi Santoro, pittrice italiana di sensibile talento, che argomenta non solo l’effusione della materia, quasi che cominci da zero, ma la fa ritrovare sulla tela come corrosa da un tempo che vi batte a tratti, per cui sembra mostrare i suoi quadri come si mostra una ferita, secondo gli stilemi del pudore. C’è di più, il suo è un esercizio mentale, d’avanguardia, che volge verso un paesaggio astratto, selvaggio e dinamico, trasfigurato da finestre di colore che affiorano qua e là, fruga la realtà sotto il profilo dell’avventura, e ogni fantasia diventa cifra capillare, stazione di meditazione e di pausa. Materia e colore vivono questa solennità astratta e il mondo informale, risorge tra spessori e frantumi, tumulti, urti, gorghi, graffiature e soprattutto ai toni che sanguinano. Dietro ogni dipinto c’è una tessitura ideativa di forte spessore, grazie alla costruzione e al colore, portando questa pittura ad essere anche documento carico di spessore omogeneo. Esibisce le difficoltà sacrificali dell’io dilacerato e consunto soprattutto fisicamente, ritrova l’uomo d’oggi nelle deserte oasi, descrive piuttosto che le monotone verità dell’uomo, l’iconologia spettrale con una penombra che invade con abbagli. Poi in taluni dipinti, a quell’irrequietezza dell’immagine, alla simbolicità che affoga in un mare di colore monocromo o bidimensionale, si adegua quasi liturgicamente, come calasse dal cielo una sorta di misticismo orgiastico, una superficie capace di valori percettivi con stimolazioni emotive e inconsce. Bagliori come giochi di teofania, vale a dire apparizioni del divino attraverso la luce. Monocromi o poco più, con il privilegio del bianco, certi dipinti recentissimi che non devono leggersi in antitesi a quelli dove vi partecipa l’immagine figurale. Semmai quell’immagine irrequieta via via è divenuta ossificazione del simbolo, divenuta poi naturalmente nuvola di colore. Qui la presenza di Philip Guston e Hans Hofmann è più certa, proprio nei fondi con stesure monocrome, interrotte da presenze dai margini sfumati. I dipinti di Giusi Santoro paiono così pareti colorate, un segnare un di là e un di quà del mondo. Le tinte, poi, fanno si che l’opera non sia una parete che divide, ma il punto generatore di uno spazio sempre nuovo. Giusi Santoro con questi nuovi dipinti pare quasi saturare i colori, e in queste grandi dimensioni una generale assenza di profondità fisica è sopperita da una profondità spirituale capace di riferire capacità trasformative; il quadro non rappresenta più cose, ma è cosa in sè, non racconta più, è già compiuto e sufficiente a se stesso, leggendosi materia colorata”.
Biografia dell’artista
Giusi Santoro, siciliana, studia al Liceo classico di Messina. Poi la facoltà di Architettura e l’Accademia di Belle Arti di Brera, con Carpi, Cantatore, Manfrini e Purificato. Continua all’Accademia Raffaello di Urbino, nell’arte della litografia e del restauro di reperti archeologici. Si reca in Spagna alla “Escola di Labisbal” (1987). Insegna materie artistiche nelle scuole statali dal 1970 al 1996. La sua attività espositiva inizia negli anni ‘50/60. M. Ghilardi su “La Fiera Letteraria” del 1964:”una pittrice seria in valido sviluppo e tale da costituire una promessa della giovane arte italiana”. Soggiorna in Francia, in Inghilterra e Olanda negli anni ‘60. Espone in personali (Cremona, San Donato, Mantova, Soncino,Vicenza, Milano, Schio, Torino, Savona, Firenze,ecc.) e organizza happening per diffondere l’antica tecnica giapponese della ceramica Raku. Negli anni ’90 opera come docente di scultura per il Comune di Milano. Contemporaneamente propone il primo corso di ceramica del Centro Donna di S. Donato Milanese, e nel 1998 partecipa alla nascita della civica scuola d’ arte “W. Ciola”, con corsi di ceramica raku e scultura fino al 2012. Vive a San Donato Milanese. Sue opere in collezioni private e pubbliche sia in Italia che all’estero, tra cui: Galleria Torrazzo di Cremona, L’Agrifoglio di Milano, Cascina Roma, Museo di Maccagno, Palazzo Fogazzaro di Schio, Galleria Primo Piano di Vicenza, Comune di San Donato Milanese, Provincia di Milano e privati. Presente su riviste e libri d’arte. Hanno scritto Ghilardi, Cara, Eva Tea, Villani, Coccia, Mascherpa, Carlo Franza e altri. Nel 2013 lo Storico dell’Arte Carlo Franza la invita con una personale al Plus Florence di Firenze, poi alla rassegna milanese “Nuove costellazioni” e la candida al Premio delle Arti Premio della Cultura XXV edizione al Circolo della Stampa di Milano, dove viene premiata come “Artista dell’Anno” 2013, poi nell’edizione XXVI (2015) ottiene il “Premio della Critica” e nel 2016 a Firenze al Premium International Florence Seven Stars il “Premio della Critica”. Nel 2018 è con una personale dal titolo “Liturgie del colore” nell’Ex Studio di Piero Manzoni in zona Brera a Milano presentata da Carlo Franza nel Progetto “Belvedere”.
Biografia del curatore
Carlo Franza, nato ad Alessano-Lecce nel 1949, è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Critico d’Arte. E’ vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Filosofia e Sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e Assistente. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana, Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università estere. Docente nel Master Universitario “Management e Valorizzazione dei Beni Culturali” allo IED di Milano. E’ Consulente Tecnico del Tribunale di Milano per l’Arte Moderna e Contemporanea. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci Critici d’Arte più importanti d’Europa. Giornalista e opinionista, Critico d’Arte dal 1974 a Il Giornale di Indro Montanelli, poi a Libero fondato e diretto da Vittorio Feltri. Nel 2012 riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua rubrica “Scenari dell’arte”. E’ fondatore e direttore del MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha vinto per il Giornalismo e la Critica d’Arte il Premio Cortina nel 1994, il Premio Saint Vincent nel 1995, il Premio Bormio nel 1996, il Premio Milano nel 1998, e il Premio delle Arti Premio della Cultura nel 2000 (di cui è presidente di giuria dal 2001) e il Premio Città di Tricase nel 2008. Nel 2013 ha vinto il Premio “Berlino” per il Giornalismo e la Critica d’Arte. Nel 2016 ha vinto a Roma nella Biblioteca Vanvitelliana il Premio ARTECOM-onlus per il Giornalismo, la Docenza Universitaria e la Critica d’Arte.
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